mercoledì 19 giugno 2019

Diete ricche di zuccheri e grassi danneggiano la funzione cognitiva.

L’attività cognitiva è influenzata negativamente dalle diete ricche di grassi e/o di zucceri, che alternano la flora batterica intestinale.
Uno studio condotto presso l’Università dello Stato dell’Oregon indica che sia le diete ricche di zucchero che quelle ricche di grassi, rispetto a una dieta normale, causano mutazioni nella flora batterica intestinale che sembrano connesse con una perdita significativa di “flessibilità cognitiva”, vale a dire della capacità di adattarsi al cambiamento di situazioni. Le più dannose sembrano essere le diete ad alto contenuto di zucchero, che danneggiano anche l’apprendimento giovanile per compromissione della memoria, sia a breve che a lungo termine



La ricerca è stata condotta in Laboratorio sui topi che vennero nutriti in modo diverso e poi sottoposti a una serie di test, come quello del labirinto acquatico,  per monitorare i cambiamenti delle loro funzioni mentali e fisiche, e associati all’impatto su vari tipi di batteri. Le scoperte sono state pubblicate nella rivista Neuroscience.
Kathy Magnusson, professore presso l’OSU College of Veterinary Medicine and e ricercatore principale del Linus Pauling Institute, ha detto: “è sempre più chiaro che i batteri che vivono nel nostro intestino, o microbiota, possono comunicare con il cervello umano. I batteri possono rilasciare delle sostanze che agiscono come neurotrasmettitori, stimolare i nervi sensoriali o il sistema immunitario e influenzare un’ampia gamma di di funzioni biologiche. Non siamo certi di quali messaggi vengono inviati, ma stiamo rintracciando i percorsi e gli effetti.”
I topi si stanno rivelando assai utili come modello per studi rilevanti per gli umani – ha detto Magnusson – su temi come l’invecchiamento, l’obesità, la memoria spaziale e altro ancora.

Nella presente ricerca, dopo solo quattro settimane di dieta ricca di grassi o di zuccheri, la performance dei topi in vari tests su funzioni fisiche o mentali incominciò a decadere, rispetto agli animali a dieta normale. Il cambiamento più significativo si è avuto in quella che i ricercatori chiamano “flessibilità cognitiva”.
Magnusson ha commentato così: “ il decadimento della flessibilità cognitive in questo studio è stato forte.” Questo vuol dire che di fronte a un problema inatteso – anche piccolo – non si è in grado di trovare soluzioni efficaci a risolverlo.

Questo studio è stato condotto su animali giovani – ha detto Magnusson, i quali normalmente hanno un sistema biologico più integro e perciò più capace di resistere alle influenze patologiche del loro microbiota. Se ne può dedurre che i risultati dello studio sarebbero stati ancora più severi se lo studio fosse stato condotto su una popolazione anziana.
Quella che viene indicata come “dieta occidentale”, ricca di grassi e zuccheri semplici è stata messa in relazione con una varietà di malattie croniche negli Stati Uniti, includenti l’obesità sempre più diffusa e un’aumentata incidenza di malattia di Alzheimer. (Science daily, June 22, 2015)

fonte: lalungavitaterapie.it

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