Non è sicuramente la prima retina ad essere progettata in laboratorio e che promette di ridare la vista a milioni di persone:
ciò che ha reso virale la notizia della fabbricazione di questa nuova retina è il fatto di essere interamente organica. A differenza degli altri dispositivi finora progettati, fatti di silicio, elettrodi ed altre componenti elettroniche, quest’ultimo è costituito da strati polimerici, ovvero fatti essenzialmente di carbonio, lo stesso atomo che compone i nostri tessuti. Tutto questo si traduce in un concetto molto importante quando si parla di trapianti di organi e tessuti: maggiore compatibilità e minore probabilità di rigetto.
ciò che ha reso virale la notizia della fabbricazione di questa nuova retina è il fatto di essere interamente organica. A differenza degli altri dispositivi finora progettati, fatti di silicio, elettrodi ed altre componenti elettroniche, quest’ultimo è costituito da strati polimerici, ovvero fatti essenzialmente di carbonio, lo stesso atomo che compone i nostri tessuti. Tutto questo si traduce in un concetto molto importante quando si parla di trapianti di organi e tessuti: maggiore compatibilità e minore probabilità di rigetto.
L’origine dello studio è tutto italiano, dell’Istituto Italiano di Tecnologia in collaborazione con una molteplicità di altre Università italiane.
La retina è stata studiata per risolvere in particolare una patologia degenerativa, la retinite pigmentosa, in cui sono solo i fotorecettori ad essere danneggiati e non i neuroni coinvolti nella visione: è questa una prerogativa per poter applicare la retina tecnologica.
La struttura organica consta di tre parti: un substrato creato da una proteina della seta, un polimero conduttore ed uno semiconduttore. Il funzionamento è molto simile a quello dei pannelli solari in cui la luce viene convertita in impulso elettrico e trasmesso ai neuroni della retina. La sperimentazione sui topi colpiti da retinite pigmentosa ha portato ad un ottimo risultato e i ricercatori hanno la volontà di compiere la prima applicazione umana entro il 2018.
La retina artificiale si è mantenuta perfettamente integra a distanza di 10 mesi dall’intervento: questo è in linea con le aspettative dei ricercatori che hanno scelto di progettare una struttura interamente organica proprio per eliminare il rischio di rigetto e di degradazione dei materiali.
Lo studio pubblicato su Nature Materials, sottolinea tutti i vantaggi dei materiali organici: non solo abbattono le possibilità di infezioni, ma permettono un’ampia libertà nella scelta della forma del supporto.
Gli studi stanno proseguendo sui maiali, ma nel momento in cui si dovrà procedere sull’essere umano si dovrà fare i conti con un ostacolo non indifferente: maggiore è la porzione di retina eliminata dall’occhio del paziente, maggiore è la possibilità di un distacco della retina stessa.
Noi confidiamo che anche questa problematica verrà risolta dagli eccellenti ricercatori dell’Istituto di Tecnologia, e che la retina organica entrerà presto nello spettro degli interventi in grado di migliorare nettamente la vita delle persone.
Siamo nell'anno di grazia 2019, ci sono applicazioniin atto nell'uomo?
RispondiEliminaSiamo il migliore popolo del mondo. Ecco perché vogliono sottometterci.
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